Cari amici, buonasera.
Consentitemi innanzitutto di presentarmi.
Sono Luca Santini di Massa Marittima, lì sono iscritto al PRI, a quel Partito Repubblicano della tradizione DOC della Maremma, e lì sono consigliere comunale.
Ho accettato volentieri l’invito al vostro congresso fiorentino.
Dei buoni motivi mi hanno spinto a farlo, da quello della mera cortesia a quello più importante di un vero e proprio interesse politico.
So bene che tra i Radicali ed i Repubblicani in questi più recenti dieci anni non ci sono stati rapporti di sostanza, quindi né funzionali né proficui.
Eppur tuttavia, sono tanti e fondamentali i valori che dovrebbero unirci, a cominciare dalla laicità delle rispettive appartenenze, la forte propensione alle battaglie per i diritti civili, fino alla sensibilità per i temi da non trascurare mai della libertà e delle libertà individuali.
Nella politica oggi ci troviamo su fronti opposti: i Radicali sono collocati nell’area del centro sinistra, i Repubblicani stanno con il PDL.
Considero queste posizioni, in questi tempi di fin troppo abusato trasformismo di partiti e formazioni politiche, delle condivisioni meramente tattiche dovute anche alla legge elettorale che impone di fare scelte di campo semplificate, talvolta forzate e difficili.
Ed è proprio per questo che mi piace ribadire che i Repubblicani stanno col PDL ma che non sono nel PDL.
Non abbiamo abdicato alla nostra storia, non abbiamo tagliato i ponti con le nostre tradizioni, non abbiamo mai accettato di scomparire fondendoci con altri soggetti, magari in cambio di transitori vantaggi e non abbiamo mai inteso cambiare né il nome né il simbolo con i quali il PRI è sulla scena politica da oltre un secolo.
E sono proprio considerazioni di questo tipo che ci spingono ogni volta che si approssima una campagna elettorale a ricercare fermenti nuovi e nuovi segnali all’interno dell’ampia area centrale, liberal-democratica, poco visibile, ma sicuramente esistente nella nostra società.
Non saprei se sono maturi i tempi per vedere concretizzata una quarta area, dopo quella del PDL, quella del PD, e dopo anche la già ipotizzata terza area di centro; un’area, cioè, che raggruppi tutti i laici, ossia quei tanti cittadini che oggi votano contro voglia o non votano affatto perché non si sentono rappresentati negli attuali contenitori della politica italiana.
Non lo saprei dire.
Poiché, però, i laici naturali sono tanti, anche se sono pochi i laici attivi -probabilmente tanti quanti ne contano insieme Radicali e Repubblicani- credo che non sia da sciocchi nutrire la speranza di riuscire a concretizzarla, né da illusi lavorare per arrivare ad assicurare al Paese una forza innovativa, riformatrice, equilibrata e libera che sia capace di indirizzare le scelte della politica per ridare il senso della prospettiva alle nuove generazioni.
Repubblicani e Radicali non hanno il diritto di essere insensibili rispetto a tale visione delle cose.
Consentitemi innanzitutto di presentarmi.
Sono Luca Santini di Massa Marittima, lì sono iscritto al PRI, a quel Partito Repubblicano della tradizione DOC della Maremma, e lì sono consigliere comunale.
Ho accettato volentieri l’invito al vostro congresso fiorentino.
Dei buoni motivi mi hanno spinto a farlo, da quello della mera cortesia a quello più importante di un vero e proprio interesse politico.
So bene che tra i Radicali ed i Repubblicani in questi più recenti dieci anni non ci sono stati rapporti di sostanza, quindi né funzionali né proficui.
Eppur tuttavia, sono tanti e fondamentali i valori che dovrebbero unirci, a cominciare dalla laicità delle rispettive appartenenze, la forte propensione alle battaglie per i diritti civili, fino alla sensibilità per i temi da non trascurare mai della libertà e delle libertà individuali.
Nella politica oggi ci troviamo su fronti opposti: i Radicali sono collocati nell’area del centro sinistra, i Repubblicani stanno con il PDL.
Considero queste posizioni, in questi tempi di fin troppo abusato trasformismo di partiti e formazioni politiche, delle condivisioni meramente tattiche dovute anche alla legge elettorale che impone di fare scelte di campo semplificate, talvolta forzate e difficili.
Ed è proprio per questo che mi piace ribadire che i Repubblicani stanno col PDL ma che non sono nel PDL.
Non abbiamo abdicato alla nostra storia, non abbiamo tagliato i ponti con le nostre tradizioni, non abbiamo mai accettato di scomparire fondendoci con altri soggetti, magari in cambio di transitori vantaggi e non abbiamo mai inteso cambiare né il nome né il simbolo con i quali il PRI è sulla scena politica da oltre un secolo.
E sono proprio considerazioni di questo tipo che ci spingono ogni volta che si approssima una campagna elettorale a ricercare fermenti nuovi e nuovi segnali all’interno dell’ampia area centrale, liberal-democratica, poco visibile, ma sicuramente esistente nella nostra società.
Non saprei se sono maturi i tempi per vedere concretizzata una quarta area, dopo quella del PDL, quella del PD, e dopo anche la già ipotizzata terza area di centro; un’area, cioè, che raggruppi tutti i laici, ossia quei tanti cittadini che oggi votano contro voglia o non votano affatto perché non si sentono rappresentati negli attuali contenitori della politica italiana.
Non lo saprei dire.
Poiché, però, i laici naturali sono tanti, anche se sono pochi i laici attivi -probabilmente tanti quanti ne contano insieme Radicali e Repubblicani- credo che non sia da sciocchi nutrire la speranza di riuscire a concretizzarla, né da illusi lavorare per arrivare ad assicurare al Paese una forza innovativa, riformatrice, equilibrata e libera che sia capace di indirizzare le scelte della politica per ridare il senso della prospettiva alle nuove generazioni.
Repubblicani e Radicali non hanno il diritto di essere insensibili rispetto a tale visione delle cose.
E' possibile ascoltarlo sul sito di Radio Radicale (49' minuto)
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